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“L’Italia si è allineata alla Germania, non ha esercitato nessuna valutazione indipendente” e “così facendo si mette in pericolo tutto il piano di vaccinazione, visto che la fetta più ampia della popolazione da vaccinare ha meno di 60 anni”. È l’allarme che il professore di microbiologia dell’università di Padova Andrea Crisanti lancia attraverso un’intervista a La Stampa dopo che ieri l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha emesso il suo verdetto a metà sul vaccino AstraZeneca. Che il professore definisce “una cosa allucinante” in quanto “‘l’Agenzia europea dei medicinali non può lavarsene le mani in questo modo, lasciare che ogni singolo Paese decida per sé: così si crea disorientamento, oltre a dimostrare la mancanza di indipendenza dell’Ema e la debolezza della politica sanitaria dell’Unione”.
Quanto poi alla Germania, “quella dei tedeschi – è la posizione di Crisanti – è una decisione solo politica, dettata dal fatto che lì c’è una folta presenza di no vax e poi hanno in casa la BionTech: non voglio pensar male, ma forse una predilezione per il vaccino Pfizer c’è”.
Quindi, secondo il microbiologo, è chiaro che nell’opinione pubblica ci sia “un problema di percezione” ma, precisa “non mi stanco di ripetere che, anche se fosse provato un nesso causale” tra il vaccino e i casi di trombosi, “parliamo comunque di episodi rarissimi: è un vaccino che ha una reazione avversa grave ogni 2 milioni e mezzo di immunizzati, difficilmente si raggiungono livelli di sicurezza come questo. È ben più pericoloso prendere l’aereo…”, conclude Crisanti, e “una persona che fuma, è in sovrappeso o magari prende estrogeni rischia di andare incontro a complicazioni trombotiche molto di più volando, con una probabilità di 100 su un milione, piuttosto che vaccinandosi con AstraZeneca. E non mi pare che abbiamo messo in discussione l’utilizzo dell’aereo per viaggiare”.
In un’intervista a la Repubblica Silvio Garattini, decano dei farmacologi italiani e presidente del Mario Negri, si dice un po’ stupito dalla decisione italiana di suggerire un uso preferenziale di AstraZeneca sopra i 60 anni, perché “in questo modo chi ha meno di 60 anni non se lo farà somministrare di certo. Ci sarà anche il problema di chi ha già avuto la prima dose. Si tratta di un’altra mossa poco chiara” tanto più che “avere una sede europea per decidere su farmaci e vaccini era una delle poche cose utili fatte a livello continentale”.
Per Garattini, poi, “non ci sono farmaci innocui” e “neanche vaccini” lo sono, e “pure l’aspirina provoca emorragie in un caso su mille”. Perciò “bisogna valutare se i danni che derivano da un certo trattamento sono così importanti da non essere comparabili con i benefici. Ma qui i benefici sono molto importanti. Nei Paesi dove la vaccinazione è estesa, ad esempio in Inghilterra che ha usato tantissimo AstraZeneca, calano contagi, ricoveri e mortalità”, sottolinea il presidente dell’Istituto Mario Negri, che su AstraZeneca chiosa: “Questo vaccino è nato male. I primi pasticci li ha fatti l’azienda, con comunicati e altre prese di posizione discutibili. Poi anche noi. Prima in Italia abbiamo detto che andava bene per gli under 55, poi prima abbiamo alzato la soglia e dopo l’abbiamo tolta. C’è stato un problema che ha portato al ritiro di un solo lotto, mentre tutti gli altri potevano continuare ad essere usati, ma poche ore dopo la Germania ha sospeso l’uso gli siamo andati dietro. Non si crea fiducia nei cittadini con questa politica. E perdere fiducia in questo momento è pericoloso”.
“Il comitato per la sicurezza dell’Agenzia ha segnalato che esiste una relazione diretta tra questo vaccino e un effetto avverso. Si tratta di una trombosi venosa profonda cerebrale che si accompagna alla diminuzione di piastrine nel sangue”. È il giudizio netto di Giorgio Palù, presidente di Aifa e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), che da virologo analizza e valuta le motivazioni che hanno portato gli organismi internazionali del farmaco a modificare la somministrazione del vaccino AstraZeneca.
Secondo Palù si tratta tuttavia di “forme rarissime, un caso su un milione nella popolazione normale” ma “adesso sono state osservate con una frequenza maggiore, circa 1-2 ogni 100mila vaccinati. Sono stati analizzati 86 casi di cui 19 fatali, a fronte di 20 milioni di vaccinati”.
Pertanto, secondo il medico, “un evento così raro non poteva essere rilevato nella sperimentazione clinica ma solo quando è stata avviata la vaccinazione di massa, su grandi numeri. Non c’è stata mancanza di accortezza da parte delle autorità regolatorie. Le agenzie americana Fda ed europea Ema hanno rilasciato l’autorizzazione all’impiego su larga scala con la premessa che venisse esercitata una attenta sorveglianza del rapporto tra rischi e benefici”, anche perché “sopra i 60 anni se prendi il Covid hai 3 possibilità su 100 di morirne, rischio che cresce con l’età” quindi “i vaccinati con AstraZeneca avrebbero sulla base dei dati riportati una possibilità su 100mila di sviluppare una trombosi rara con prognosi grave. In pratica il beneficio della protezione data dalla profilassi è infinitamente superiore al pericolo”.
Tuttavia, conclude Palù, “mai come in questo caso la scienza ha corso per procurarci un presidio essenziale per la salute senza violare nessuna regola biologica, etica e medica. E un’ulteriore prova per aver fiducia nella scienza, negli enti e nelle agenzie che attuano la sorveglianza sulla sicurezza dei medicinali”.
Scritto da: Davide La Cara
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